Le pubblicità online sono davvero sempre peggio?

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La targetizzazione e i contenuti delle pubblicità online stanno iniziando a non funzionare più e ci si chiede sempre più spesso come mai sono diventati sempre peggio. In una campagna pubblicitaria online, al di là della qualità, serve che il messaggio sia consegnato sempre a chi potrebbe apprezzarlo: che senso ha far vedere una pubblicità sulle scarpe da donna (magari con lo sconto per l’8 marzo) a un uomo? Questo discorso è trasversale e coinvolge anche altri canali, come l’invio delle email e degli SMS che richiedono una parte preliminare di lead generation (che non affronteremo in questo articolo).

Ma vediamo in che modo questo tipo di pubblicità sta iniziando a mostrare le sue lacune e come fare per cercare di virare nella giusta direzione.

La qualità della pubblicità online

Nel corso degli ultimi mesi, sempre più persone stanno notando che la qualità delle pubblicità che vengono mostrate online è sempre meno buona. Questo peggioramento delle inserzioni è stato studiato anche dal New York Times che sta cercando di capire perché davanti agli utenti si presentano annunci sempre più fuori luogo e fuori target. Le piattaforme del digitale accusano di questo calo di qualità soprattutto Twitter. Il social network sta vivendo, infatti, un periodo complicato e tutto ciò ha portato a una confusione generale nella gestione degli annunci. Poi, sui social, si sta diffondendo sempre più il cosiddetto “hate speech”, ovvero l’espressione di violenza e di odio contro persone che appartengono a gruppi storicamente marginalizzati o contro i personaggi pubblici. Questo non aiuta il marketing nel settore del digitale.

Pubblicità online che peggiora: il caso di Twitter, Meta e Apple

Come accennato, le difficoltà che sta vivendo Twitter da quando è stata acquisita da Elon Musk, stanno influenzando molto la qualità delle pubblicità online. Tanti investitori sono praticamente scappati dai social network. Quello di Twitter non è l’unico caso che sta allontanando gli investitori dalle pubblicità online. Vi è anche il caso di Meta. O meglio, negli ultimi mesi sta nascendo un forte scontro tra la Apple e Meta (che ribadiamo è la società che gestisce anche Facebook). Nell’ambito di questo scontro si sta cercando di risparmiare molto sull’analisi del pubblico e questo chiaramente comporta dei risultati non proprio soddisfacenti nei termini di qualità dei contenuti e di aderenza al target di riferimento.

Anche Insider Intelligence, una società che si occupa di ricerche di mercato, ha voluto sottolineare come tutti questi fenomeni che riguardano le realtà aziendali in internet nel campo dei social, in particolare, stanno influenzando molto il mercato pubblicitario online. Se è vero che questo settore è in costante crescita, vi è anche da dire che però la crescita sta rallentando e in più si sono verificati una serie di tagli al personale.

Il caso Amazon

Discorso a parte merita Amazon. Mentre alcuni colossi del web, come ad esempio YouTube che perde l’8% di investimenti pubblicitari, Amazon continua a mantenere grandi quantità di dati su cui riuscire a basare il proprio network pubblicitario. Infatti, Amazon ancora oggi attira più dell’11% della spesa totale pubblicitaria digitale. Una quota probabilmente destinata a crescere. Mentre i social litigano tra loro, cioè, Amazon sta fortificando le sue spalle.

Il futuro della pubblicità online

Questo peggioramento della qualità delle pubblicità online potrebbe essere un fenomeno di tipo passeggero, ma tutto dipende da come ci si approccia al problema e, soprattutto, dalla voglia di continuare a sostenere e incentivare questo particolare ambito pubblicitario. Uno dei più grandi vantaggi della pubblicità in rete è di avere dei prezzi accessibili ed essere aperta più a tutti rispetto alle inserzioni su altri media. Però, se questa pubblicità smetterà di essere di qualità, sarà anche meno profittevole. Dunque, bisognerà continuare a investire sulla ricerca del target che è una delle basi su cui si fonda l’intero discorso di vantaggio relativo a questo business.




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